Mario Caligiuri – Morti sul lavoro: controllino i comuni

E’BANALE dirlo, e non smetteremo mai di farlo, ma si tratta di morti fin troppo annunciate. I caduti sul lavoro in Italia ogni anno sono maggiori dei soldati americani finora uccisi in Iraq. E’ una guerra in piena regola. E lo stesso vale per gli incidenti del sabato sera, in media 1.500 all’anno. Tranne qualche rapida notizia televisiva e alcuni burocratici articoli sui giornali, di fatto l’opinione pubblica si è assuefatta e considera gli incidenti sul lavoro assolutamente normali. Nel 2008 sono stati scritti due bei libri sull’argomento, da Marco Rovelli (“Lavorare uccide”) e Samanta di Persio (“Morti Bianche”) e anche personaggi dello spettacolo, Beppe Grillo e Luciana Littizzetto, hanno affrontato questo tema con grande efficacia. Bene ha fatto il Presidente Giorgio Napolitano, che ne ha parlato fin dal suo insediamento, a sostenere che occorre mantenere alta l’attenzione verso un fenomeno che è una delle principali cause di morte nel nostro Paese. Gli incidenti sul lavoro sono addirittura il doppio degli omicidi, ma ad essi qualcuno potrebbe essere assimilato.

I NUMERI sono impressionanti: ogni giorno si verificano 2.550 incidenti, che provocano tre morti e ventisette invalidi permanenti. In Italia ci sono 800.000 invalidi e 130.00 vedove e orfani di caduti sul lavoro. Le norme esistono, alcune molto buone, ma il testo unico sugli infortuni risale al 1965 e sarebbe il caso di aggiornarlo immediatamente. Infatti, nel decennio 1996-2005, l’Italia è stato il Paese con il più alto numero di morti sul lavoro d’Europa. Occorre il rispetto delle regole ma diventa strategica la formazione e soprattutto i controlli, che vanno effettuati con personale adeguato nei numeri, nelle competenze e nei comportamenti. In questo quadro, anche i comuni, che rappresentano il primo presidio sul territorio, hanno il dovere di svolgere un fondamentale ruolo di prevenzione e sanzione. Così come sono necessarie efficaci campagne di comunicazione, oltre che attività di informazione e formazione permanenti per imprenditori e lavoratori. Un Paese davvero civile si misura da come è capace di organizzarsi di fronte ai pericoli che conosce e che non sono la manifestazione del destino ma il risultato di precise responsabilità individuali che vanno perseguite con giustizia e durezza.

Mario Caligiuri
IL RESTO DEL CARLINO – LA NAZIONE – IL GIORNO
LUNEDÌ 12 OTTOBRE 2009 PAGINA 5