…E Ruminichiellu nun tornau cchiu!
Lavoravo con la S.M.E. nel cantiere per la costruzione della diga del lago Cecita. Era l’autunno del 1942. La guerra imperversava dappertutto. Ogni sabato tornavo a casa per assolvere agli obblighi del corso premilitare in qualità di “istruttore”. La mia dirimpettaia di casa, signora Maria Rosa Foglia, sposata a F. Saverio Mazza detto “Cardellino”, vedendomi venire tutti i sabati puntualmente, in divisa mi notava tra gli altri graduati, sottufficiali ed ufficiali della GIL e dell’esercito, nella sua semplicità e buona fede spesso mi chiedeva del perché almeno una volta non gli facevo avere una licenza a suo figlio Domenico. Dopo le tante richieste, per confortarla le dissi che un giorno o l’altro le avrei portato a casa il suo ‘Ruminichiellu‘.
E venne il giorno in cui si avverò la promessa. Come se avessi un presentimento, un sabato, dal cantiere di Cecita sud, anziché prendere la strada per San Nicola di Magliari, Farfari e Germano, a piedi, con un camion della segheria Palmieri raggiunsi Camigliatello, pensando poi di prendere l’unico automezzo pubblico: l’ITAS. Non credevo ai miei occhi quando giunto nei pressi della stazione della Calabro Lucana vedi scendere dal treno Domenico, il mio vicino di casa e di giuochi. Lo salutai e non lo lasciai un istante fino a quando la madre Maria Rosa Foglia lo strinse a se e non voleva lasciarlo più.
Domenico ripartì, dopo una breve licenza di 5 giorni, per il fronte. Il 16 dicembre 1942 scompare in combattimento sul fronte Russo il fratello Giuseppe, classe 1918, sposato, lasciava moglie ed una figlia. Non avevano finito di piangere Giuseppe che solo dopo due mesi il 20 febbraio 1943 veniva dichiarato disperso Domenico in combattimento in località Prosor in Jugoslavia. Era in forza al 259 Rgt. Fanteria Forlì ed era nato il 18/05/1921, al termine della breve licenza cui ho accennato prima. Ruminichiellu non è tornato più! Io ho appreso la notizia in Piemonte dov’ero da due mesi militare. Maria Rosa Foglia è poi morta con il dolore di una mamma che la seconda guerra mondiale gli aveva portato via tutti e due i figli maschi, Giuseppe ed in particolare Ruminichiellu.
Antonio Sciarrotta
da il Cittadino n.4 del 30.4.1994