Quello dei fratelli Bandiera non fu l’unica vicenda risorgimentale che vide il territorio silano in primo piano: venti anni dopo lo scontro della Stragola, la Sila diventò uno dei campi di battaglia dove i “briganti” affrontarono l’esercito piemontese nel disperato intento di ripristinare il regno dei Borboni.
![Carmine Crocco capo brigante](https://www.silaonline.it/wp-content/uploads/2019/03/Carmine_Crocco_37.jpg)
Dopo la campagna di Garibaldi e la successiva annessione del regno delle Due Sicilie a quello piemontese, iniziarono le disillusioni e le cocenti delusioni. Non fu effettuata la riforma agraria e la distribuzione delle terre a chi le lavorava come aveva promesso Garibaldi durante la sua impresa. Le tasse erano state inasprite e incidevano pesantemente sui miseri averi dei contadini. Erano stati aboliti i tradizionali diritti di pascolo e di legnatico sui terreni dell’ex Corona Borbonica. I terreni ecclesiastici confiscati dal governo furono ceduti alle famiglie borghesi, già proprietarie di grandi latifondi, le uniche che potevano permettersi di pagarli.
![Giuseppe Pica autore legge contro brigantaggio](https://www.silaonline.it/wp-content/uploads/2019/03/Giuseppe_Pica_38.jpg)
Il servizio di leva divenne obbligatorio ed il governo piemontese attuò di fatto una politica coloniale che generò malcontento e rabbia in tutta l’Italia meridionale. I risultati non si fecero attendere: nelle zone interne della Campania, Basilicata e Calabria, si formarono delle bande armate che iniziarono un’attività che oggi chiameremmo di guerriglia, volta a riportare nel Meridione il regno borbonico.
![Foto brigante Perrelli](https://www.silaonline.it/wp-content/uploads/2019/03/brigante_perrelli_39.jpg)
Iniziò una dura e feroce guerra civile contro i piemontesi, visti come invasori, la cui fama corse in tutta Europa. Questa guerra che, in modo improprio fu definita “brigantaggio”, portò il regno piemontese a mettere a ferro e a fuoco le regioni meridionali creando una profonda divisione tra Nord e Sud che divenne storica.
Il governo piemontese impiegò nel Sud 120.000 uomini, la metà dell’esercito italiano: 57 reggimenti di fanteria, 19 battaglioni di bersaglieri, 10 reggimenti di cavalleria. Fu proclamata la legge marziale, vi furono rappresaglie crudeli, incendi di villaggi, esecuzioni capitali e, per reazione, i briganti ebbero l’appoggio di gran parte della popolazione.
![torre vecchia montenero](https://www.silaonline.it/wp-content/uploads/2019/03/torre_vecchia_montenero_40.jpg)
La guerra senza speranza dei briganti durò cinque anni e si concluse nel 1865 quando nelle selve incendiate e semidistrutte non restarono che poche decine di ribelli, dopo che migliaia di banditi o presunti tali furono uccisi o imprigionati. Ma il brigantaggio si dissolse definitivamente forse anche grazie alla nuova possibilità offerta ai giovani meridionali dalla emigrazione.