S. Giovanni in Fiore: Adesione provincia di Crotone

A distanza di quasi 15 anni dal referendum sull’adesione di San giovanni in Fiore alla allora nuova provincia di Crotone, ormai il tema è passato di attualità e neanche in occasione delle prossime amministrative non c’è alcun politico che ne faccia cenno. La vicenda, che ha visto una grande risposta popolare che ha sfiorato l’80 per cento a favore dell’adesione, ha avuto un epilogo triste e antidemocratico. Il referendum è stato annullato con un pretesto. I fatti sono stati ricostruiti nell’opera multimediale su CD del 1999 di Luigi Spadafora dal titolo “San Giovanni in Fiore e Dintorni”. Riportiamo di seguito il documento.

Se dovessimo tracciare, con un compasso, su una cartina geografica della Calabria, una circonferenza con centro S. Giovanni in Fiore e un raggio corrispondente a 15 Km, ci accorgeremmo che nell’area del cerchio così ottenuto tutti i centri abitati fanno parte della nuova provincia di Crotone. Basterebbe solo questo a dimostrare che la provincia naturale del grosso centro silano non è certamente quella di Cosenza.

Quando fu ventilata l’ipotesi che la città di Crotone potesse diventare capoluogo di provincia molti sangiovannesi si convinsero che l’eventuale adesione alla nuova provincia avrebbe portato a San Giovanni in Fiore molti vantaggi e rotto, finalmente, il tradizionale isolamento del paese montano.

La città di Gioacchino si sarebbe unita al suo circondario con forti ricadute positive. Si sarebbero consolidati i presidi sanitari e scolastici, molti utenti dei quali provengono dall’alto crotonese. Si sarebbe intensificato l’interscambio commerciale e San Giovanni in Fiore, forte del suo grande terriotorio e del numero dei suoi abitanti, avrebbe finito per avere un ruolo centrale nella nuova provincia aspirando ad ottenere tutti quei presidi istituzionali che gli sono stati negati o tolti.

Queste idee furono rigettate in blocco dagli amministratori e da esponenti di partito che vedevano nell’adesione alla provincia di Crotone uno stravolgimento degli equilibri politici esistenti. Si temeva, in pratica, la perdita di alcuni incarichi politici e sindacali a livello provinciale e la rottura di legami politico-personali, consolidati nel tempo, con referenti provinciali cosentini.

La discussione venne congelata e il 6 marzo 1992, con il D.L. n. 249, si istituì la Provincia di Crotone senza che il Consiglio Comunale di San Giovanni in Fiore avesse affrontato il dibattito per l’eventuale adesione.

Ma i sostenitori del progetto non si dettero per vinti, costituirono un comitato apolitico e continuarono nella loro campagna di sensibilizzazione della popolazione. Finalmente, dopo le forti pressioni del Comitato Pro-Crotone, delle opposizioni e dei sindaci dei paesi del circondario, gli amministratori di San Giovanni in Fiore, indirono, per il 30 novembre 1997, il referendum per l’adesione alla provincia di Crotone.

I sostenitori dell’adesione scesero in campo organizzando numerosi convegni e producendo decine tra manifesti, volantini e interventi nei media locali al fine di convincere la popolazione della opportunità della scelta crotonese.

Gli oppositori del progetto, a corto di ragioni confessabili, scelsero la via del boicottaggio del referendum. Venne scelta una data in cui la popolazione del comune si riduce per la partenza dei numerosi studenti universitari e dei lavoratori impegnati altrove. Venne ridotto il numero delle ore disponibili per votare, chiudendo i seggi alle ore 20 invece che alle convenzionali ore 22. Invitarono la popolazione a disertare le urne e organizzarono un vergognoso “picchettaggio” dei seggi per intimidire i cittadini orientati ad esprimere il loro parere con il voto.

Malgrado tutto questo il risultato fu eclatante! Si recarono a votare 7.227 cittadini di cui ben 5.456, pari al 77,57%, si dichiararono favorevoli alla adesione di San Giovanni in Fiore alla nuova provincia di Crotone. Ma questo non bastò: i contrari al progetto pro-Crotone, con il pretesto del mancato raggiungimento del quorum, chiesero l’invalidazione del referendum.

La vicenda ebbe, probabilmente, il suo epilogo nella storica seduta del Consiglio Comunale del 16 gennaio 1998. L’aula del Consiglio Comunale era gremita di cittadini indignati e malgrado la blindatura del municipio ad opera delle forze dell’ordine, dei vigili urbani e delle guardie di finanza locali ci furono momenti in cui si rischiò la ribellione.

Gli esponenti della sinistra nel tentativo, poco dignitoso, di inventare ragioni a sostegno della permanenza nella provincia di Cosenza scivolarono ripetutamente nel ridicolo.

Il gruppo consiliare di Alleanza Nazionale, nelle persone di Francesco Martire e Bernardo Spadafora, sostenendo che non aveva senso parlare di nullità di un referendum consultivo, chiesero al Consiglio di prendere atto degli inequivocabili risultati referendari e presentarono una mozione di adesione di San Giovanni in Fiore alla provincia di Crotone.

Nessuno dei partiti presenti nel Consiglio votò a favore di questa mozione. Non votarono a favore neppure i rappresentanti del PPI che, pur vantandosi di possedere la primogenitura del progetto pro-Crotone, preferirono non spaccare la maggioranza di centro-sinistra preservando qualche poltrona. Giustificarono il loro “no” alla mozione perché questa, a detta loro, proveniva da destra.

Nel cuore della notte, alle ore 2 del 17 gennaio 1998, dopo che i consiglieri di A.N. avevano abbandonato la seduta in segno di protesta, il Consiglio Comunale votò l’annullamento del referendum per l’adesione di San Giovanni in Fiore alla provincia di Crotone consumando un altro crimine ai danni della popolazione silana.

Alcuni giorni dopo giunse, da Roma, la notizia ufficiale che la Pretura di San Giovanni in Fiore sarebbe stata chiusa: non esistevano, secondo i parametri del ministero, i numeri per tenere, nel centro silano, questo importante presidio che operava dal lontano 1840.