Alberi monumentali del monte Gariglione

Su Silaonline abbiamo già documentato la presenza di alberi monumentali in Sila Grande: i famosi Giganti della Sila. Ma piante monumentali si trovano anche in Sila Piccola e in Sila Greca. Adesso ci occuperemo di piante di eccezionali misure che si trovano in Sila Piccola nell’area del monte Gariglione.

Intorno alle tre cime del monte Gariglione si trovano dei boschi secolari formati in gran parte da faggi e abeti. Questi boschi fanno parte, da sempre, del demanio forestale e attualmente sono compresi nel territorio del Parco della Sila. All’inizio del ventesimo secolo, i boschi del Gariglione sono stati intensamente sfruttati col taglio di esemplari di piante anche di enormi dimensioni come mostrano delle foto storiche. I tronchi venivano movimentati con un trenino e da un impianto di teleferica con la stazione di partenza in località Differenze non lontano dalla Caserma della Forestale.

Caserma della Forestale del Gariglione
Caserma della Forestale del Gariglione

Sulla stradella in terra battuta che inizia nei pressi della Caserma della Forestale e sale verso la cima del Gariglione posta a quota 1759 m abbiamo fotografato un faggio e un abete giganti. Queste piante sono state scelte e illustrate con cartelli dalle guardie forestali. La pianta di faggio ( Fagus sylvatica L.) è iscritto nell’Elenco degli alberi monumentali d’Italia. Si stima che abbia un’età superiore ai 200 anni. Quando è stato rilevato, nel giugno del 2016, aveva un’altezza di 30 metri e una circonferenza misurata a 1,3 m dal suolo, di 413 centimetri.

Faggio monumentale del monte Gariglione
Faggio monumentale del monte Gariglione

L’abete bianco gigante del Gariglione (Abies alba Mill.) è anch’esso iscritto nell’Elenco degli alberi monumentali d’Italia ed ha un’età superiore ai 200 anni. Ha un’altezza di 25 metri e una circonferenza misurata a 1,3 m dal suolo di 515 cm.

Abete bianco monumentale del Gariglione
Abete bianco monumentale del Gariglione

Raccolto in Sila un meteorite rarissimo

Studiosi della scienza dei materiali in fermento per la scoperta sul Gariglione di un meteorite con quasicristalli

La scoperta è importantissima e sta avendo un eco internazionale. Tutto è iniziato quando un collezionista ha trovato sulla sommità del monte Gariglione, in Sila Piccola, un piccolo reperto insolitamente lucentissimo e lo ha inviato all’Università di Bari per le analisi. Rendendosi conto che si trattava di un interessante micrometeorite  sono state convolte nello studio anche l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e l’Università di Firenze dove opera Luca Bindi, considerato uno dei maggiori esperti mondiali in questa materia.  I risultati delle analisi e dello studio del reperto  sono stati pubblicati sul sito www.nature.com.

Vetta del Monte Gariglione dove è stato trovato il meteorite

Il piccolo meteorite ha una forma ovoidale ed è inferiore ad un millimetro (circa 0,54 x 0,40 mm).  E’ il terzo finora scoperto a contenere una rarissima lega di alluminio, rame, ferro e silicio. Inoltre presenta un quasicristallo di origine naturale  formatosi con gli stessi elementi. Una struttura  considerata quasi ‘impossibile’ perché, a differenza dei normali cristalli, segue schemi che non si ripetono mai. Questa clamorosa scoperta ha un solo precedente al mondo: nel 2011 a Khatyrka, nell’Est della Siberia, un team internazionale del quale faceva parte anche Luca Bindi, trovò il primo quasi cristallo naturale in un meteorite.

Immagine al SEM del meteorite silano

I quasicristalli sono materiali che violano le regole di simmetria cristallografica che si applicano ai cristalli ordinari. Tale caratteristica viene sfruttata per numerose applicazioni industriali e tecnologiche. Furono scoperti da Dan Shechtman poi premiato nel 2011 con un Nobel. La scoperte nel meteorite silano sono state annunciate anche dall’Agenzia Spaziale Italiana che ha illustrato la vicenda in un articolo sul sito proprietario e dalla stessa Università di Bari che ha emesso un comunicato stampa esplicativo.

Mappa degli elementi del meteorite

Boom di turisti nel 2023 ai Giganti della Sila

Riserva naturalistica Giganti della Sila a Croce di Magara
Giganti della Sila (Spezzano Sila)

Sono stati oltre 36.500 visitatori, il 10% in più rispetto al 2022, della la Riserva de I Giganti della Sila, vicino Croce di Magara nel comune di Spezzano della Sila (CS). La riserva si è accreditata come uno dei luoghi più visitati non solo nella rete dei Beni del FAI, Fondo per l’Ambiente Italiano ETS, ma in tutta la Calabria. Il boom di turisti registrato sull’altopiano silano conferma il grande potenziale di un territorio vasto e ricco di offerte naturalistiche e culturali e la Riserva, primo e unico Bene del FAI in Calabria dal 2016, da quando il Parco Nazionale della Sila lo ha dato in concessione alla Fondazione, è stata la meta prescelta da moltissimi viaggiatori e visitatori locali . Con questi numeri, infatti, I Giganti si riconfermano come il Bene FAI più visitato nel mese estivo.

Riserva naturalistica Giganti della Sila a Croce di Magara
Riserva naturalistica Giganti della Sila a Croce di Magara

I valori intrinseci alla montagna (aria pulita, spazi aperti, attività outdoor ed enogastronomia) sono stati una leva fondamentale per attrarre tanti visitatori. Ma fin dall’apertura il FAI ha svolto un lavoro constante sul territorio, di programmazione e di trasmissione di un’immagine positiva, sicura. La Riserva non solo è stata la meta prescelta da turisti provenienti dalle regioni limitrofe (più di tutte Puglia, Campania e Sicilia), ma ha registrato un forte incremento di turisti del Nord-Italia . Anche il turismo europeo e internazionale registra segni di ripresa dopo l’emergenza Covid.

La pitta ‘mpigliata  dolce calabrese di San Giovanni in Fiore

Storia della “pitta ‘mpigliata

La pitta ‘mpigliata è un tipico dolce natalizio calabrese originario di San Giovanni in Fiore. In altri comuni della Calabria come Mesoraca, vengono preparate delle varianti dette “pitte ‘nchiuse”. Il nome pitta indica in Calabria un prodotto da forno simile ad una focaccia. Ha sicuramente un’origine greca o mediorientale dove ancora oggi esiste un pane chiamato pita. Mentre il termine “mpigliata” significa in dialetto sangiovannese infilzata e deriva dal fatto che il dolce viene letteralmente trafitto con chiodi di garofano per darle consistenza durante la cottura in forno e per aromatizzarlo. La storia del dolce è antica e la data di origine è incerta. Di sicuro c’è che in un documento notarile di San Giovanni in Fiore del 1700, si fa riferimento alla “pitta ‘mpigliata” come dolce preparato soprattutto per le cerimonie nuziali. Questo dolce silano si è diffuso in tutta la regione Calabria e ultimamente comincia ad essere conosciuto in ambito nazionale. Tanto che la Camera di Commercio di Cosenza, nel 2006, ha avviato il processo per l’ottenimento del marchio D.O.P.. Il famoso immunologo Roberto Burioni ha citato più volte estasiato il dolce in suoi interventi sui social.

Pitte ‘mpigliate in versione commerciale

Ricetta originale della “pitta ‘mpigliata”

La “pitta ‘mpigliata” viene preparata avvolgendo uva passa, noci e mandorle tritate in una spoglia di pasta. Il tutto viene aromatizzato con marsala, garofano, cannella e bucce di arancia essiccate. Da una famiglia all’altra e da un comune all’altro possono esserci delle varianti.

Assaggio e vendita pitte 'mpigliate alla Sagra del Fungo
Assaggio e vendita pitte ‘mpigliate alla Sagra del Fungo di Camigliatello Silano

Ingredienti

  • farina di grano duro
  •  zucchero
  • olio extravergine di oliva
  • succo di arancia dolce
  •  vermouth oppure vino dolce
  • cannella
  • chiodi di garofano
  • bucce d’arancia essiccate e macinate finemente
  • un bicchierino di paisanella  (grappa tipica silana)
  • noci
  • uva sultanina
  • mandarinetto
  • liquore aromatico

Preparazione

Si prepara la sfoglia di pasta di grano duro che viene schiacciata con un mattarello e distesa all’interno di una teglia metallica e circolare in modo da formare la base del dolce. Questa sfoglia dev’essere abbastanza grande da ricoprire il fondo dell’intera teglia. Successivamente, iniziando dal centro, si inizia a riempirla con delle sfoglie circolari a forma di rosa con l’uva passa e le mandorle al loro interno. Una volta riempito ogni spazio della teglia con queste rose, il dolce viene infornata a 180 °C per circa un’ora e un quarto. All’uscita alcuni usano bagnarla con il Vermut, altri aggiungono un po’ d’olio di oliva, altri ancora del miele.

Forme tipiche delle pitte 'mpigliate
Forme tipiche delle pitte ‘mpigliate (foto Wikipedia)

Sila: 100 anni fa Michele Bianchi tracciò la strada per il futuro

Era il 12 settembre 1923, esattamente 100 anni fa, Michele Bianchi in una grande manifestazione organizzata sulla vetta di Monte Botte Donato pronunciò il discorso con cui tracciò la strada per lo sviluppo dell’altopiano silano. Michele Bianchi era nato a Belmonte Calabro ma si era innamorato della Sila dove, grazie all’area salubre dell’altopiano, trovava sollievo alla grave malattia che minava i suoi polmoni. Un amore incondizionato tanto che il Quadrunviro della Marcia su Roma, riservava alla Sila il pronome “mia”, come si legge in una dedica firmata su una fotografia pubblicata sul volume “Estate Silana”.

Michele Bianchi: dedica autografa alla Sila nel volume “Estate Silana”

Ecco uno stralcio del discorso che Bianchi pronuncio un secolo fa sulla cima più alta dell’altopiano: “Io sogno. Io sogno la Sila conservata nelle sue caratteristiche come un richiamo  ammaliatore, in tempo non lontano, di genti che oggi, per cercare la frescura e per  godere il panorama, vanno lontano in Svizzera o altrove. Io la sogno inondata di  ville  coi suoi grandi alberghi, con le sue vie. Io sogno le diecine di migliaia di  villeggianti qui venuti a respirare il grato odor della resina …“.

Cartolina della manifestazione sulla vetta del Monte Botte Donato del 12 settembre 1923 con Bianchi e Starace

Non fu solo retorica, alle parole seguirono i fatti. Citiamo i più noti. Camigliatello era solo un posto di sosta sulla rotabile tra Cosenza e San Giovanni in Fiore. Diventò un centro turistico che attualmente è il più importante della Sila. Si investì sulle strade di comunicazione di tutto l’altopiano. Si iniziò la costruzione della ferrovia a scartamento ridotto, si avviò il megaprogetto “Impianti Silani” che prevedeva la costruzione delle dighe che avrebbero permesso l’invasamento dei laghi turistici e lo sfruttamento idroelettrico delle acque silane. La Sila fu promossa con  manifestazioni come l’Estate Silana, la Coppa Sila a Monte Scuro. Iniziarono i primi passi per la creazione del Parco della Sila.

Cima del Monte Botte Donato

Oggi 12 settembre è una bella giornata. Sulla cima del Botte Donato la vista panoramica è mozzafiato. Si odono solo gli uccelli cantare ma sembrano riecheggiare, tra i pini e i faggi,  quelle parole che annunciarono il piano che portò la Sila con le sue bellezze naturalistiche integre e con una superba offerta turistica nel terzo millennio. Tutto iniziò con Lui.

Luigi Spadafora

Silaonline.it

12 Settembre 2023

I misteri di Longobucco

Una grande caverna nel ventre della montagna, uno smisurato giacimento di tungsteno, una probabile miniera d’oro. La versione integrale dell’articolo pubblicato dal giornalista Mario Morrone sulla Gazzetta del Sud del 17 agosto 2023.

Longobucco è noto fin dall’antichità per le sue miniere dove si cavavano solfuri, in particolare blenda e galena argentifera.  Verso la metà degli anni ’80 del secolo scorso, la società Snia Viscosa ha effettuato delle prospezioni minerarie sulla montagna che sovrasta il centro urbano individuando un enorme giacimento di tungsteno in particolari rocce chiamate skarn. Non solo, ma è emersa la presenza di una grande cavità nel ventre della montagna. Abbiamo intervistato Luigi Spadafora di San Giovanni in Fiore, insegnante di laboratorio di elettronica e profondo conoscitore del territorio silano, che si è procurato e ha studiato le relazioni sui lavori della società milanese e ci ha fornito il materiale per scrivere queste note. Pare che il tungsteno sia presente in una vasta area con tenori spesso elevati. La società Snia ha però rinunciato nel 1987 alla coltivazione del giacimento probabilmente per difficoltà logistiche in quanto la zona è alquanto impervia e la presenza del minerale è piuttosto discontinua.

Per quanto riguarda la cavità, questa è stata individuata durante due carotaggi nelle vicinanze di Croce Reinella. Nel primo carotaggio si è incontrato un vuoto a 53 metri di profondità. Una sonda, successivamente calata nel foro, è scesa fino alla profondità di 86 metri. Nel secondo carotaggio il vuoto si è incontrato a 30 metri di profondità.

Ma, come si è formata questa cavità? E’ lo stesso Luigi Spadafora che ci spiega che non si tratta di una caverna di origine antropica ma potrebbe essere il risultato dello scavo prodotto da acque sotterranee che hanno dissolto uno strato di calcite, minerale presente sul posto. Ci troveremmo, in questo caso, davanti ad una grotta carsica, probabilmente piena di stalattiti e stalagmiti. La cavità potrebbe avere anche un’origine tettonica ma, l’ipotesi più suggestiva, è che si tratti di un enorme geode come quello di Santa Barbara ad Iglesias che attira, ogni anno, migliaia di visitatori. In questo caso, all’interno della cavità, potrebbero trovarsi, oltre alle stalattiti, anche grandi cristalli di inestimabile valore. Potrebbero esserci anche spalmature o venuzze di oro, in quanto, il prezioso metallo, è spesso associato agli skarn a tungsteno. Forse non è un caso che, il giudice Giuseppe Zurlo, nel volume primo della sula opera “Stato e storia della Regia Sila” pubblicato nel 1866, scrisse che nell’area, nell’antichità, era presente anche una miniera d’oro.

Luigi Spadafora conclude dicendo che, i tecnici della Snia, focalizzati sulla ricerca del tungsteno, hanno sottovalutato l’importanza potenziale della cavità e con mezzi moderni, come gravimetri, georadar e telecamere endoscopiche, si potrebbero scoprire informazioni utili sulla sua geometria e sulle sue dimensioni.

Lo stesso toponimo “Longobucco”, per molti letteralmente “lungo buco”, potrebbe essere legato alla presenza di questa cavità che, magari un tempo, era raggiungibile dall’esterno grazie ad una uscita scavata dalle acque circolanti  al suo interno.

Articolo pubblicato sulla Gazzetta del Sud del 17/08/23

Estate 2023: serate FAI alla riserva “Giganti della Sila”

Dalle sessioni di yoga ai percorsi immersivi nella natura, dalle osservazioni astronomiche ai trekking alla scoperta del territorio. In agosto e inizio settembre 2023 un ricco calendario di eventi al maestoso bosco secolare di Croce di Magara.

Riserva Giganti sella Sila

Anche quest’anno tornano le Sere FAI d’Estate. Pubblicato un ricco calendario di appuntamenti nei Beni del FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano ETS. I siti ion tutta Italia resteranno aperti eccezionalmente oltre l’abituale orario per offrire al pubblico la possibilità di proseguire la visita oltre il tramonto, partecipare a iniziative speciali e fermarsi a godere della suggestiva atmosfera delle sere estive in luoghi unici come l’altopiano della Sila.

Ricco e variegato il programma degli eventi che verranno proposti al calar del sole e in notturna nell’affascinante cornice de I Giganti della Sila a Spezzano della Sila (CS), bosco monumentale affidato in concessione al FAI dal Parco Nazionale della Sila nel 2016 dove si conservano alberi secolari, dal tronco largo 2 metri e dall’età straordinaria di 350 anni. Una selva di pini larici e aceri montani piantata nel Seicento dai Baroni Mollo, proprietari del vicino Casino, donato dalla stessa famiglia al FAI. Oggi la pineta è una riserva naturale biogenetica, dove l’intervento umano ha il solo scopo di lasciare che la natura faccia il suo corso.

Si parte venerdì 4 alle ore 18, con replica giovedì 17 agosto, con “ Benessere in natura: sessione di yoga”, un appuntamento dedicato al risveglio del corpo e dello spirito, grazie a una sessione speciale di yoga ai piedi dei pini larici più antichi d’Europa, guidata dall’ istruttrice Maria Assunta Brogno dell’ Associazione Atma Namastè ODV. La disciplina è basata su esercizi e pratiche che hanno l’obiettivo di controllare la mente e dominare il corpo ed è adatta a ogni età. Ai partecipanti è richiesto di indossare un abbigliamento comodo e portare con sé un tappetino. Biglietti di ingresso: Intero 20 €; Ridotto (ragazzi 6-18 anni), Studenti fino a 25 anni e Residenti 15 €; Iscritti FAI 10 €.

Come sempre molto attese e apprezzate le osservazioni notturne del cielo estivo della rassegna “Astronomi per una notte”, in programma sabato 5, domenica 13 e sabato 26 agosto, alle ore 21. Durante le tre serate verrà proposta un’emozionante esperienza guidata dall’esperto astrofilo Francesco Veltri, che illustrerà le meraviglie del cielo attraverso un’osservazione astronomica a occhio nudo: un appassionante viaggio alla scoperta di stelle, costellazioni e miti sotto il cielo dei Giganti della Sila, che faranno da sfondo a una passeggiata in notturna dal grande fascino.
Biglietti di ingresso: Intero 20 €; Ridotto (ragazzi 6-18 anni), Studenti fino a 25 anni e Residenti 15 €; Iscritti FAI 10 €.

E ancora, giovedì 10 e mercoledì 16 agosto, alle ore 18, verrà proposta “Benessere in natura: immersione forestale ”, una passeggiata rilassante e gradualmente immersiva all’interno del bosco della Riserva. Accompagnati dalla guida del Parco Nazionale della Sila Tommaso Talerico, i partecipanti potranno “connettersi” con la natura attraverso le sensazioni fisiche avvertite: i colori, gli odori, i suoni distensivi del bosco primordiale forniscono alla mente una piacevole pausa, ripristinando le energie psicofisiche del corpo e aiutando a ridurre ansia, stress e cattivo umore. Biglietti di ingresso: Intero 20 €; Ridotto (ragazzi 6-18 anni), Studenti fino a 25 anni e Residenti 15 €; Iscritti FAI 10 €.

Lunedì 14 e domenica 20 agosto l’appuntamento sarà con “Trekking al tramonto”, un piacevole percorso di 6 chilometri, della durata di circa 4 ore e di difficoltà T (turistica), ideale per le famiglie e per tutti coloro che desiderano conoscere il territorio circostante la Riserva, con partenza alle ore 17. L’itinerario, che al calar del sole offre scenari molto pittoreschi, sarà guidato da Tommaso Talerico e consentirà agli escursionisti di immergersi nella meraviglia dell’altipiano, alla scoperta delle sue peculiarità naturalistiche e paesaggistiche, rappresentative della biodiversità del Parco Nazionale della Sila. Ma non solo: l’attraversamento della storica “difesa di Fallistro” consentirà ai partecipanti di ripercorrere alcuni episodi chiave della storia della Sila, legati soprattutto alla contesa della proprietà terriera e al tentativo di superamento delle logiche del latifondo. Il racconto spazierà dai fratelli Bandiera fino al secolo scorso quando, dopo la liberazione d’Italia, si diede inizio alla riforma agraria silana e​ nacque l’Opera di Valorizzazione della Sila (O.V.S.). Il trekking si concluderà con la visita guidata all’interno della Riserva I Giganti della Sila, punto di partenza e di ritorno del percorso. Biglietti di ingresso : Intero 20 €; Ridotto (ragazzi 6-18 anni), Studenti fino a 25 anni e Residenti 15 €; Iscritti FAI 10 €.

Sabato 2 settembre le “Sere FAI d’Estate” ai Giganti della Sila si chiuderanno tra le note, grazie alla rassegna musicale ” Ti Racconto un Suono “, promossa dall’Associazione Eclettica, che prevede un appuntamento dedicato alla musica nella natura, a impatto zero: protagonisti saranno un pianoforte e i direttori artistici della rassegna – Lorenzo Maria Aronne e Mattia Salemme – che si esibiranno all’ombra degli alberi plurisecolari della Riserva. Durante il concerto, che prenderà il via alle ore 16 , verranno proposti brani di alcuni tra i più importanti compositori della storia della musica, quali Bach, Chopin, Beethoven, Schubert, Gershwin, Debussy, Verdi, alternati al racconto di aneddoti e curiosità sugli stessi. Il pubblico potrà assistere gratuitamente allo spettacolo dopo aver effettuato la visita guidata al Bene del FAI. Le visite verranno proposte dalle ore 10 alle 15, una all’ora. Biglietti visita guidata: Intero 10 €; Ridotto (ragazzi 6-18 anni) e Studenti fino a 25 anni 6 €; Iscritti FAI e Residenti 5 €.
Concerto “Ti Racconto un Suono”: gratuito per coloro che parteciperanno alla visita guidata al Bene.

Per informazioni sui programmi delle serate e prenotazioni: www.serefai.it

Riserva Biogenetica Giganti della Sila

Camigliatello Silano – Sagra del Fungo 2023

Il programma dell’edizione 2023 è in fondo alla pagina

Le abbondanti piogge di questa stagione fanno ben sperare. Il 2023 potrebbe essere una delle annate più generose di sempre per la raccolte dei funghi della Sila. Siamo in maggio ma già decine di specie di funghi e anche qualche porcino fanno capolino nel sottoboschi dei pini e dei faggi della Sila.

Primi funghi del 2023

La Sagra del Fungo di Camigliatello Silano, frazione di Spezzano della Sila, è la manifestazione più famosa che si tiene in Sila. E’ un evento ormai storico, la prima sagra si è tenuta nel 1969. La prossima sarà la 54° edizione e si svolgerà nella seconda domenica del prossimo ottobre 2023.

Sagra del Fungo Camigliatello Silano – Edizione 2017

Saranno organizzati eventi musicali, folcloristici e animazioni di strada lungo il corso principale di Camigliatello Silano, via Roma. Su questo sito pubblicheremo il calendario degli eventi appena sarà disponibile.

Locandina Sagra del Fungo 2022

Il fungo silano sarà, come sempre, il protagonista dell’evento. Sarà organizzata la consueta Mostra Micologica e negli stand gastronomici si potranno assaggiare le specialità fungine e altri prodotti tipici della Calabria. Si potranno acquistare funghi di ogni tipo ad iniziare dai porcini silani, negli stand e nelle bancarelle.

Programma 54° Sagra del Fungo – Camigliatello Silano – Ottobre 2023

Il Trenino della Sila protagonista a Oktoberfest Calabria 2022

Il Treno della Sila, per un mese, diventa il Treno dell’OktoberFest Calabria. L’evento si terrà a RENDE dal 16 SETTEMBRE al 02 OTTOBRE.

Giunto alla sua terza edizione, l’evento rappresenta l’esperienza immersiva per eccellenza della tradizione bavarese. Che si sia amanti della birra oppure no, l’OktoberFest, con la sua ambientazione, il carattere festoso, il suo fascino immutato, il folklore, la musica, la cucina tipica e la gioiosa atmosfera che lo contraddistingue, rappresenta uno di quei momenti da vivere almeno una volta nella vita.

Il programma si articola in tantissimi appuntamenti che fanno parte della tradizione bavarese, con momenti clou e imperdibili celebrazioni, come ad esempio l’O’zapft is, le sfilate d’apertura, il concerto delle bande e i family day. Anche quest’anno il calendario dell’OktoberFest Calabria è ricco di eventi musicali e iniziative sociali, con l’esibizione artistica di tanti gruppi musicali calabresi e lo svolgimento in contemporanea di manifestazioni a sfondo sociale, coordinati in collaborazione con associazioni locali di volontariato e del terzo settore.

Per maggiori informazioni: https://we.tl/t-urgSK8X4sP?src=dnl

Scoperte le tracce dell’antica “minera” di Savelli

Non lontano da Serra Toppale, nel territorio di Savelli, sono state rinvenute da Luigi Spadafora delle scorie di fusione ferrose. Sono sicuramente la testimonianza di una attività metallurgica legata alla estrazione di minerali ferrosi nella miniera citata in un editto di Re Roberto d’Angiò del 1333 e nel volume “Stato e Storia della Regia Sila” di Giuseppe Zurlo del 1862. Inoltre, nei pressi della sommità di Serra Toppale, è stato raccolto un campione di una roccia cornubianitica prodotta da una inclusione magmatica in una roccia incassante formata probabilmente da filladi contenenti sericite. Questi ritrovamenti fanno pensare che l’antica “Serra della Minera” vicino Savelli, non corrisponda, come poteva suggerire il nome, al Cozzo del Ferro ma a Serra Toppale. Per le attività minerarie in Sila nel medioevo si segnalano anche le opere di Francesco Cuteri. Di seguito riportiamo la nostra intervista integrale a Luigi Spadafora.


Savelli: scoperte le tracce dell’antica “minera”

Nell’editto del 1333 con il quale il re Roberto d’Angiò procedeva alla delimitazione del tenimento della Sila di Cosenza si cita la Serra della Minera, non distante dall’attuale Villaggio Pino Grande, nel territorio di Savelli. Questo toponimo indicava una montagna tra Savelli e Bocchigliero dove “nel tempo passato si cavava il ferro”  come scrisse Giuseppe Zurlo nel primo volume del suo “Stato e Storia della Regia Sila”, pubblicato nel 1862.  Ma dove si trovava, con precisione, questa miniera? In quali anni è stata operativa considerando che il toponimo esisteva già nel 1333? Chi estraeva il minerale visto che la vicina cittadina di Savelli è stata fondata successivamente nel 1638?  A queste domande non si è riusciti finora a dare una risposta ma una nuova scoperta fatta da Luigi Spadafora di San Giovanni in Fiore, potrebbe portare luce sulla oscura questione. Allo Spadafora, insegnate di laboratorio nella scuola superiore, non nuovo a questo tipo di scoperte, rivolgiamo alcune domande.

Spadafora, ci racconta cosa ha trovato sulle montagne che sovrastano il paese di Savelli?

Ero stato sul posto diverse volte con dei miei collaboratori spinti dalla lettura di alcuni studi pubblicati negli anni ‘70 e ‘80 del secolo scorso da Benedetto De Vivo dell’Università di Napoli che segnalavano la presenza di filoni metallici nell’area compresa tra Serra Toppale e Cozzo del Ferro. Ma, nell’occasione, abbiamo trovato solo degli indizi vaghi di mineralizzazioni a solfuri. Questa volta, invece, cercando in un pianoro non tanto distante dalla sommità di Serra Toppale ho notato la presenza di piccole scorie di fusione contenenti ferro. Ho raccolto un campioncino grande quanto un’unghia per farlo analizzare. Le scorie sono rimaste sul posto, le segnalerò alla Soprintendenza appena avrò il risultato delle analisi. Nello stesso giorno, ho raccolto anche un campione di roccia ad un chilometro di distanza dal pianoro delle scorie e questo presenta una debole conducibilità elettrica, indice della presenza di metalli. Ho inviato il campione delle scorie e quello della roccia ad una università del nord e spero di avere i risultati dell’analisi in tempi accettabili.

Qual è, in parole semplici, il significato di queste scoperte?

Per prima cosa e che, l’antica “Serra della Minera” di Savelli, non corrisponde al Cozzo del Ferro, come poteva suggerire il nome di quest’ultima località, ma all’attuale Serra Toppale. Poi, appare evidente, che il minerale di ferro non veniva solo cavato ma subiva anche una prima lavorazione sul posto.  Veniva fuso e stoccato nel pianoro dove ho trovato le scorie. Successivamente le scorie o blumi venivano trasportate e lavorate presso antichi insediamenti umani distanti dalla montagna. Resta da determinare il luogo dove si estraeva il minerale ferroso e se le analisi confermeranno la presenza di ferro nel campione di roccia conduttiva, questo potrebbe vicino al luogo dove ho raccolto quest’ultimo reperto.

Ma se, ai tempi della miniera, Savelli non esisteva ancora, chi si occupava della estrazione e della fusione del minerale di ferro?

Serra Toppale si trova più o meno a metà strada tra Savelli e Bocchigliero. E’ molto probabile che siano stati gli abitanti di quest’ultimo paese, di origini molto antiche, a coltivare il minerale di ferro presente nell’area montana. Una conferma a questa ipotesi si trova su un libro di Nicola M. Papparella pubblicato nel web sul sito Academia.edu. Infatti, lo studioso locale, ha inserito nel testo una foto che ritrae delle scorie di fusione, rinvenute in alcune località del territorio di Bocchigliero, praticamente identiche a quelle trovate da me a Serra Toppale.

Lei ha trovato, alcuni anni fa, dei panetti di ferro, testimonianza di una attività metallurgica, probabilmente medievale, sulla sponda di un lago della Sila. Può dirci che fine hanno fatto questi reperti?

Ho segnalato la presenza dei panetti in ferro alla Soprintendenza nel 2017 in occasione della conferenza in cui si annunciava la scoperta dell’Elephas antiquus nel Cecita. Di seguito ci siamo recati con l’allora sopraintendente Mario Pagano e altri due suoi collaboratori nel luogo di ritrovamento ma nella notte aveva nevicato e siamo riusciti a localizzare solo uno dei panetti. Durante questa escursione ho consegnato al dott. Pagano il più bello dei panetti che avevo già prelevato sul posto e che ora fa bella mostra di se nella sede della Soprintendenza a Cosenza. Successivamente ho saputo che la Soprintendenza aveva rinunciato al recupero degli altri panetti per problemi di spazio. A questo punto, ho contattato la precedente amministrazione comunale di San Giovanni in Fiore affinché si facessero autorizzare al ritiro dei reperti per poi esporli nel Centro Gioachimita o nel Museo Demologico. Ho specificato che li avrei accompagnati ovviamente a titolo gratuito. Sto aspettando ancora la risposta. Appena mi sarà possibile, contatterò il nuovo sindaco, sperando, questa volta, di avere maggiore fortuna.

scorie ferrose serra toppale savelli
Scorie rinvenute a Serra Toppale


Le scoperte sono state annunciate anche in un articoletto sulla Gazzetta del Sud del 10 marzo 2022 che inseriamo di seguito. Bisogna puntualizzare che per un refuso sul pezzo della Gazzetta si sono invertite le posizioni di Serra Toppale e Cozzo del Ferro.

articolo gazzetta del sud
Articolo della Gazzetta del Sud